E' appena uscito un interessante rapporto prodotto da Iwg, il più grande gruppo mondiale di spazi di lavoro flessibili presente in Italia con i brand Regus, Copernico, Spaces, Signature e HQ, che riflette sui trend del lavoro per il 202
Nel white paper denominato The future of work , 3, viene fornita un'approfondita riflessione sul mondo del lavoro corrente, già fortemente influenzato dall’avvento del lavoro ibrido e dove ci si possono aspettare ulteriori cambiamenti determinati dall’innovazione e dalla tecnologia, oltre che da nuove correnti di pensiero legate ai temi della sostenibilità, della produttività e del recruitment.
Ecco alcune delle evidenze principali per il futuro a breve termine:
I risultati contano più delle ore di lavoro. Nel mondo post Covid la mentalità delle aziende sta cambiando. Ci si focalizza sui risultati e sul raggiungimento degli obiettivi piuttosto che sulle ore trascorse al lavoro. Una situazione che ha portato anche a sperimentare nuovi modelli organizzativi, tra cui la settimana di quattro giorni lavorativi. Secondo un sondaggio di Iwg, il 55% dei professionisti della generazione Z si aspetta addirittura che possa diventare la norma nei prossimi anni.
“Lavorare da dovunque si voglia”, diventa una policy sempre più diffusa. Si stima che i nomadi digitali nel mondo siano già più di 35 milioni. Un numero destinato a crescere se si considera che sono sempre più le aziende che stanno offrendo questa policy e che secondo gli ultimi studi di IWG, due terzi dei lavoratori ritiene che poter scegliere dove lavorare possa migliorare le performance.
Le piccole città diventano sempre più attrattive. I sondaggi evidenziano sempre più quanto le persone vogliano lavorare vicino a dove vivono. Una recentissima indagine di Iwg sulla generazione Z (che entro il 2025 rappresenterà più di un quarto della forza lavoro mondiale) rivela che l’85% vuole lavorare vicino a casa. Allo stesso tempo le aziende sono sempre più propense a optare per modelli “a raggiera”, ovvero per sedi centrali più contenute affiancate da più sedi satellite, ubicate in prossimità delle aree di residenza della forza lavoro.
Gli uffici iniziano a farsi largo anche nel metaverso. Alcune organizzazioni stanno già iniziando a sviluppare i propri spazi virtuali dove organizzare sessioni di training, incontri, eventi ma anche solo occasioni di confronto. Alcuni sono accessibili da laptop, altri anche tramite tecnologia VR.
Gli spazi di lavoro diventano sempre più sostenibili. La sostenibilità è in cima all’agenda delle aziende di tutto il mondo. Chi è proprietario di uno spazio di lavoro si sta adoperando per apportare le migliorie necessarie a renderlo il più sostenibile possibile, chi deve sottoscrivere un affitto opta per soluzioni con il minor impatto ambientale. L’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati saranno centrali per lo sviluppo di spazi funzionali e a impatto ridotto.
Alcune aziende iniziano a introdurre il Chief Purpose Officer. Avere un “purpose” sarà sempre più importante. Un terzo dei lavoratori della generazione Z lascerebbe il lavoro se i valori aziendali non rispecchiassero i propri. La responsabilità ambientale e sociale, in particolare, è centrale per questi professionisti. Sembrano pensarla allo stesso modo anche gli investitori finanziari: gli asset Esg sono cresciuti del 30% negli ultimi 5 anni.
I benefit e la formazione sono essenziali per trattenere i talenti. Un recente studio Iwg rivela che per il 70% degli impiegati del Regno Unito il pacchetto dei benefit offerti dall’azienda per la quale si lavora riveste un ruolo di crescente importanza. Ugualmente un sondaggio che ha coinvolto 1000 responsabili Hr negli Stati Uniti sottolinea come l’88% ritenga che il turnover possa essere ridotto con benefit più appetibili. La formazione e il “re-skilling” rappresentano un incentivo ugualmente importante per rimanere in un’azienda.
Molte persone iniziano ad avere più di un lavoro. Sono sempre di più i lavoratori che contano su più flussi di entrate, spesso derivanti da occupazioni diverse. Allo stesso modo molte grandi aziende stanno iniziando a pensare a “lavori a progetto” anziché basati sul ruolo, con una forza lavoro che comprende dipendenti full time e supporto da parte di lavoratori free lance.
Il 2022 ha rivoluzionato la nostra concezione del rapporto vita-lavoro.
Come abbiamo visto, il 2022 è stato l'anno delle Grandi Dimissioni e, contemporaneamente, del tentativo delle aziende di normalizzare li mercato del lavoro che ha subito modificazioni profonde, strutturali e comportamentali, nella neo epoca post covid-19.
Alcune di queste proveremo ad approfondirle qui di seguito.
I nuovi valori dei lavoratori
Nel 2022 Microsoft ha pubblicato l'annuale rapporto Work Trend Index 2022, studio effettuato su un campione di 31.000 persone in 31 Paesi, fra cui l'Italia.
Tra i dati più interessanti di questo studio, sono le nuove priorità dei lavoratori italiani, sempre meno disposti a sacrificare la propria vita per il lavoro. Per i lavoratori, in una scala di priorità, oggi al primo posto ci sono salute e benessere, tanto che una percentuale importante degli intervistati (37% in Italia, 41% a livello mondiale) dichiara che probabilmente prenderà in considerazione un nuovo lavoro nel prossimo anno.
Se ci si limita a guardare le fasce più giovani, Gen Z e Millenials, in Italia la percentuale cresce ulteriormente, arrivando al 49%. In pratica, uno su due.
Un dato in crescita rispetto al precedente Work Trend Index.
Si, ma cosa cercano i lavoratori?
Una sola parola: un progetto.
Contrariamente a quanto si possa pensare , i giovani intervistati mettono al primo posto la ricerca di una situazioni in cui sentirsi realizzati dal punto di vista umano e professionale rispetto ad un immediato guadagno. Cercano ambienti di lavoro dove si sentano in armonia per ciò che riguarda i valori alla base del proprio vivere, dove vi sia il rispetto della persona umana, che si manifesta nell’equilibrio vita-lavoro (quindi nei ritmi di lavoro, negli orari e nel detox dal lavoro), dove vi sia rispetto per ogni tipo di diversità (gender equality), dove si sentano “ingaggiati” dal progetto professionale come parte attiva, come protagonisti e non solo forza lavoro. Cercano luoghi in cui si sentano valorizzati e dove investano su di loro, sulla loro crescita, con percorsi di carriera, nella condivisione degli obiettivi; più che risorse umane, vogliono sentirsi capitale umano.
Stessa cosa per i cosiddetti "boomer" e le risorse over 40: è finito il tempo del workaholism, oggi le persone ricercano ambienti di lavoro stimolanti e non solo stressanti e che permettano un corretto bilanciamento tra sfera privata e sfera lavorativa.
Lo smart working diventerà uno status quo?
In controtendenza con quanto appena scritto, i dirigenti italiani (il 47% degli intervistati) non sembrano avere ancora compreso fino in fondo come questa lunga onda legata alla Great Resignation modificherà nel profondo le loro organizzazioni.
Sempre secondo lo studio effettuato da Microsoft, per i dipendenti ritengono superflua la loro presenza in ufficio . Uno su tre (il 33%) non trova motivazioni valide. Addirittura, il 46% degli italiani dichiara di essere intenzionato anche a sfruttare nuove tecnologie di collaborazione, come gli spazi di lavoro virtuali nel metaverso.
I dirigenti, però, non ci vogliono sentire da questo orecchio: solamente il 27%, in Italia, ha già stretto patti col la forza lavoro per definire le modalità del lavoro ibrido.
L'analisi dei dati di Microsoft 365
Come già detto, il lavoro da remoto e ibrido ha consentito di incrementare la produttività, talvolta anche a scapito del tempo libero dei dipendenti. Come facilmente intuibile, i dati mostrano un incremento del tempo trascorso in riunioni su Teams: dal 2020, sono cresciute del 252%. Non solo negli orari lavorativi, però: i dati mostrano un aumento del lavoro al di fuori del classico orario di ufficio e anche nei fine settimana.
Secondo Microsoft, se da un lato è positivo che i dipendenti abbiamo aumentato il loro impegno, dall'altro si evidenzia la necessità di introdurre nuove regole in azienda per meglio normare il lavoro ibrido: un conto è essere flessibili, un altro garantire una reperibilità totale.
Questa sarà una delle grandi sfide che le organizzazioni e i lavoratori si troveranno ad affrontare nel corso del 2023.
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