Il termine onboarding si riferisce all'insieme di attività che un'azienda mette in atto per integrare e formare un nuovo dipendente, facilitando la sua adattabilità e produttività nel nuovo contesto lavorativo. In Italia, sempre più aziende stanno comprendendo l’importanza di strutturare adeguatamente questo processo, riconoscendolo come un investimento strategico per ridurre il turnover, aumentare il coinvolgimento e migliorare la performance complessiva.
Come sottolinea Alessandro Donadio, autore di HRevolution. La rivoluzione necessaria: le persone al centro del cambiamento nelle organizzazioni (2018), "il primo impatto che un lavoratore ha con l'azienda contribuisce a definire il livello di engagement e le performance future". La qualità del processo di onboarding incide non solo sulla velocità con cui il nuovo assunto diventa produttivo, ma anche sul suo grado di coinvolgimento e soddisfazione.
Secondo uno studio condotto da AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale), il 60% delle aziende italiane riconosce la necessità di migliorare i propri programmi di onboarding, e il 30% ha già intrapreso azioni per rivederli. Questo conferma che la gestione del periodo iniziale di un nuovo collaboratore non è più considerata una mera formalità, ma un vero e proprio strumento per consolidare il capitale umano e culturale di un'organizzazione.
L’importanza strategica dell’onboarding
L'importanza dell'onboarding è stata sottolineata da diversi studiosi italiani. Roberto Alberti, nel suo volume Gestione delle Risorse Umane (2016), sottolinea come un onboarding ben pianificato "non si limita a una mera presentazione dell'azienda, ma è un vero e proprio percorso di socializzazione organizzativa". Alberti evidenzia che i primi giorni di lavoro sono cruciali per impostare una relazione di fiducia tra l'azienda e il nuovo dipendente, riducendo l’ansia legata all’adattamento.
Secondo una ricerca condotta da Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano (2019), un efficace onboarding riduce del 25% il turnover entro il primo anno, migliorando sensibilmente la retention e la fidelizzazione delle nuove risorse. È evidente come l'onboarding vada oltre la semplice consegna di un badge o l'assegnazione di una scrivania. Si tratta, infatti, di un percorso di integrazione che deve facilitare l’apprendimento delle dinamiche aziendali, delle responsabilità individuali e della cultura organizzativa.
In un contesto sempre più competitivo, le imprese italiane hanno bisogno di attrarre e trattenere talenti.
In un contributo pubblicato su Sviluppo&Organizzazione, Alessandro Hinna (2018), professore di Organizzazione aziendale all’Università di Roma Tor Vergata, sottolinea come l’onboarding sia "uno dei primi momenti nei quali si manifesta il legame tra individuo e organizzazione, essenziale per costruire identità e appartenenza". Hinna suggerisce che un buon programma di onboarding può ridurre il rischio di turnover, poiché i neoassunti si sentiranno più coinvolti e compresi dall’azienda.
Elementi chiave di un onboarding efficace
1. Definizione chiara di ruoli e obiettivi
Uno degli errori più comuni che le aziende italiane commettono durante l’onboarding è la mancanza di chiarezza nei ruoli e nelle aspettative. Giuliano Noci, docente di marketing al Politecnico di Milano, nel suo libro Strategie aziendali (2020), afferma che "i nuovi dipendenti devono ricevere una visione chiara e dettagliata su come il loro lavoro si inserisca nei processi aziendali e contribuisca agli obiettivi organizzativi". Tale chiarezza aiuta i dipendenti a sentirsi più sicuri e consapevoli del proprio contributo, riducendo il rischio di disallineamenti.
Giancarlo Micheli, nel suo testo Gestione e sviluppo delle risorse umane (2016), sottolinea come "la mancanza di chiarezza su compiti e aspettative crea ansia e incertezza nei nuovi assunti, riducendo la loro capacità di esprimere il potenziale". Definire sin da subito gli obiettivi e le responsabilità del ruolo è fondamentale per fornire una direzione chiara e promuovere la produttività.
2. Integrazione nella cultura aziendale
L’onboarding non è solo una questione di trasmissione di competenze tecniche, ma riguarda anche la comprensione dei valori e della cultura aziendale. Gianfranco Rebora, uno dei principali studiosi italiani di gestione aziendale, nel suo testo Cultura d’impresa e leadership (2017), mette in evidenza come "l’integrazione culturale sia un fattore essenziale per il successo a lungo termine del dipendente all'interno dell'organizzazione". Un buon onboarding, secondo Rebora, dovrebbe prevedere momenti di immersione nella cultura aziendale, con incontri tra colleghi, leader e team diversi.
Le aziende italiane, tradizionalmente caratterizzate da una forte impronta culturale, devono assicurarsi che i nuovi assunti comprendano appieno i valori che guidano il comportamento aziendale e il modo in cui tali valori si riflettono nelle interazioni quotidiane. Come suggerito da Andrea Notarnicola nel suo libro Empathy in Business (2018), "le imprese vincenti sono quelle capaci di trasmettere empatia e connessione fin dai primi momenti di onboarding, rendendo il nuovo arrivato parte di una comunità".
Ne parla anche Brunello Cucinelli, noto imprenditore italiano e autore di Il sogno di Solomeo (2018), che evidenzia come "la cultura aziendale non sia solo una questione di parole, ma di comportamenti quotidiani e relazioni". Il processo di onboarding deve facilitare questo apprendimento, aiutando i nuovi dipendenti a comprendere la visione dell'azienda e a sentirsi parte di essa.
3. Formazione e mentoring
La formazione continua è uno degli elementi chiave per un onboarding efficace. Spesso, le aziende italiane tendono a concentrarsi sulla formazione tecnica iniziale, trascurando l'importanza di un supporto continuo. Giovanni Costa, professore emerito di Organizzazione aziendale presso l'Università di Padova, nel suo testo L’impresa a rete (2012) afferma: "Il mentoring è un elemento fondamentale per accompagnare il nuovo assunto nel percorso di crescita all’interno dell’organizzazione. Una relazione di fiducia con un mentor facilita l’adattamento e accorcia i tempi di apprendimento".
In molte aziende italiane, si sta diffondendo l’uso di programmi di buddy system, in cui un dipendente esperto affianca il nuovo assunto durante i primi mesi, creando un clima di fiducia e condivisione.
4. Coinvolgimento della leadership
Un altro elemento cruciale è il coinvolgimento attivo della leadership nel processo di onboarding. Guido Stratta, autore di Ri-evoluzione. Il potere della leadership gentile (2021), evidenzia come "un leader che si prende cura delle persone durante i primi passi in azienda crea un legame che va oltre la mera gerarchia". Il coinvolgimento dei manager non deve essere limitato a un benvenuto formale, ma dovrebbe includere una partecipazione attiva nel fornire feedback e supporto continuo.
I benefici di un onboarding strutturato
Gli effetti positivi di un onboarding ben progettato sono numerosi e documentati. Secondo un’indagine condotta da Randstad Italia (2020), le aziende che investono nel miglioramento del processo di onboarding riscontrano un aumento del 50% nella retention a lungo termine dei nuovi assunti. Questo è un dato significativo, se si considera che il costo di sostituire un dipendente che lascia l’azienda nei primi mesi può arrivare fino al 150% del suo stipendio annuo, come conferma l’indagine di Adecco Italia (2019).
Secondo uno studio del Centro Studi Confindustria (2021), le aziende che investono in programmi di onboarding strutturati vedono un miglioramento del 70% nell'integrazione dei nuovi assunti entro i primi sei mesi. Inoltre, un buon onboarding può ridurre i tassi di abbandono del personale nei primi anni, un problema diffuso in molti settori.
Dati raccolti da AIDP rivelano che le aziende italiane che investono maggiormente in onboarding registrano una maggiore fidelizzazione del personale, con un turnover ridotto del 30% rispetto a quelle che trascurano questo processo. Come sostiene Simonetta Moreschini, direttrice HR di Microsoft Italia, in un'intervista del 2020, "investire in un onboarding efficace significa costruire le basi per un team motivato e allineato agli obiettivi aziendali".
Non esiste selezione di personale senza onboarding.
L’onboarding non è un semplice processo di inserimento, ma una leva strategica per il successo aziendale. Come afferma Mario Alberto Catarozzo, esperto di organizzazione aziendale e autore di Efficienza personale e professionale (2019), "il primo contatto tra un dipendente e l’azienda segna l’inizio di un viaggio che, se ben guidato, può portare a straordinari risultati in termini di produttività, engagement e fidelizzazione".
Investire nell’onboarding significa costruire le basi per una cultura aziendale inclusiva, supportiva e orientata al futuro. Non è più una questione di "se" implementare un processo strutturato, ma di "come" farlo in modo da garantire che i dipendenti siano non solo operativi, ma anche felici e motivati.
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